Sharon Tate fu massacrata neanche fosse un’animale una mattina di esattamente cinquant’anni fa, il 9 agosto del 1969.
Insieme a lei trovarono una morte altrettanto orrenda altre quattro persone. La scena del delitto una villa al 10050 di Cielo Drive, a Bel Air, uno dei quartieri vip di Los Angeles, sulle colline di Santa Barbara.
Poi si scoprì che colpevoli della strage erano alcuni adepti di una specie di culto fondato da Charles Manson, un ex detenuto disadattato, drogato e psicotico ma dotato di grande carisma.
Grazie al suo ascendente, soprattutto a quello sulle donne, aveva fondato una specie di comunità hippie che era arrivata a contare fino a cento membri. Ne erano elementi aggreganti le droghe allucinogene e gli “insegnamenti” del guru, tra i quali l’imminenza di una presunta “guerra razziale”.
Figlia di un colonnello dell’esercito, la bionda Sharon Tate aveva solo 26 anni, era bellissima ed era incinta all’ottavo mese di gravidanza.
Era una modella e anche un’attrice emergente. Il figlio che portava in grembo era del regista Roman Polanski (Rosemary’s Baby, Frantic, Il pianista), con cui si era sposata nel gennaio dell’anno prima a Londra.
Pare che ai suoi aguzzini abbia chiesto disperatamente un po’ di tempo in più, due settimane, per poter dare alla luce suo figlio, ma i seguaci di Manson non ebbero pietà.
Questa vicenda così terribile ed emblematica Quentin Tarantino ha deciso di farla rivivere nella sua ultima pellicola, “C’era una volta …a Hollywood”.
Chi ha visto il film parla di un racconto dai tratti onirici. Nella pellicola alla bellissima Sharon presta il volto l’attrice Margot Robbie.
Proprio con riguardo al personaggio di Sharon Tate, alcuni critici hanno puntato il dito contro il regista di “Pulp Fiction” per una presunta “mancanza di caratterizzazione”, ma probabilmente a Tarantino Sharon Tate interessava più come simbolo della perdita dell’innocenza dell’America anni Sessanta che come persona reale in carne e ossa.