ONU: Il Mediterraneo è a rischio desertificazione. Il disastro climatico e i flussi migratori che saranno generati da questo sono le principali conseguenze del riscaldamento globale. Le Sono state le Nazioni Unite a lanciare questo monito.
Ecco alcuni dati fondamentali: Il primo è che mezzo miliardo di persone, purtroppo, vivono in aree del nostro Pianeta già colpite dalla desertificazione, mentre il territorio è colpito dall’erosione che avviene a una velocità tra le 10 e le 100 volte superiore alla loro formazione.
In questo contesto già drammatico l’aumento delle temperature, provocato dall’effetto serra, peggiora ancora di più la situazione, aumentando la siccità, le ondate di calore e la desertificazione. Questi fattori catastrofici interessano in modo specifico l’area del Mediterraneo, questo è l’avvertimento dell’«Intergovernmental panel on climate change», comitato scientifico dell’Onu sul clima, nell’ultimo rapporto del 2019. Per questo assistiamo a un’accelerazione di tutti gli eventi meteorologici estremi, come uragani, tornado, cicloni e alluvioni. E come ben tutti sappiamo che quanto più c’è caldo maggiore è l’evaporazione, e più vapore acqueo è immesso, maggiore è il rischio di piogge più intense.
I fenomeni descritti nel rapporto comportano gravi danni all’agricoltura riducendo drasticamente le produzioni alimentari. Tutte le popolazioni delle aree povere ne risentono di più e si sa che quando il cibo scarseggia si è costretti a spostarsi per sopravvivere. Ed ecco che abbiamo la causa dell’aumento dei flussi dal sud al nord, flussi che già colpiscono il Mediterraneo.
Il grande timore è che il processo di desertificazione e la conseguente crisi alimentare esploderanno nello stesso momento in diversi continenti. La ricercatrice scientifica della Nasa Goddard, Cynthya Rosenzweig, è una degli autori di questo rapporto. «Il rischio di un fallimento contestuale a diverse zone del Pianeta sta aumentando», afferma la scienziata. «Si prevede che Asia e Africa saranno le più colpite da questo grave problema»- questo studio è racchiuso in un rapporto di ben 1.200 pagine -.
Molti ritengono che tra le varie cause dei conflitti recenti, assieme agli interessi economici e alle questioni politiche, vi sia una grande componente dovuta al fattore climatico. In una situazione tanto disastrosa c’è uno spiraglio, cosa? Una buona gestione del territorio è uno degli strumenti fondamentali per contrastare questo fenomeno.
L’agricoltura sostenibile, ripristinare i terreni degradati e la difesa delle foreste e degli ecosistemi, ferma erosione e desertificazione. Il rapporto dice anche che combattere lo spreco di cibo abbatterebbe i gas serra. Attualmente il 25-30% della produzione alimentare finisce nella spazzatura, e questo spreco incide per l’8-10% sulla produzione di emissioni nocive. Molto importante è anche la dieta, infatti l’uso contenuto di carne (non solo per salute, ma soprattutto per l’alto contenuto di metano prodotto dagli allevamenti bovini) e incrementando l’uso di più verdure, secondo il – Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico- «possono agevolare la riduzione potenziale fino a otto miliardi di tonnellate di CO2 all’anno».