Si intitola L’enigma Michelangelo. Il genio, il falsario il romanzo che la scrittrice Daniela Piazza ha dedicato nel 2014 a uno dei titani della storia dell’arte occidentale, Michelangelo Buonarroti (editore Rizzoli).
Nel romanzo si toccano almeno cinque punti misconosciuti o controversi della biografia del Buonarroti (1475-1564). Dalla truffa in cui fu coinvolto all’omosessualità repressa (abbastanza ovvia se si guardano i suoi affreschi e le sue sculture), passando per un blocco di marmo che nessuno voleva e che lui trasfigurò nel potente David che si può ammirare ancora oggi alla Galleria dell’Accademia a Firenze.
Vediamo questi punti curiosi e poco noti della tormentata vicenda umana del genio della Cappella Sistina.
La truffa. Pare che d’accordo con un tale Baldassarre Del Milanese il Buonarroti abbia venduto al cardinal Riario un Cupido dormiente spacciato per un reperto antico, mentre in realtà lo aveva scolpito lui e poi invecchiato fittiziamente per farlo passare come romano.
Il compare lo vendette al cardinale per duecento ducati, una cifra spropositata, ma pare che a Buonarroti nel diede solo trenta.
Ad ogni modo il cardinale, che non era uno sprovveduto, si accorse del tentativo di truffa e rivolle indietro i soldi, salvo però invitare Michelangelo a Roma: uno capace di riprodurre l’antico in quel modo non era da lasciar scappare…
Scultore, più che pittore. Andato a bottega dal Ghirlandaio, Michelangelo si considerò sempre e soprattutto uno scultore. Ben consapevole del proprio immenso talento, fu lui stesso a mettere in giro la leggenda secondo cui da piccolo avrebbe succhiato dalla balia latte e polvere di marmo.
Questo perché i suoi l’avrebbero messo a balia dalla moglie di uno scultore di Settignano. Che fosse la scultura la sua passione predominate è però ovvio anche dai suoi affreschi, dove i corpi, tutti virili, anche quelli delle donne, hanno una fortissima presenza tridimensionale.
L’enigma Michelangelo. Cinque curiosità sull’artista più amato al mondo
Artisti, non più artigiani. Con Michelangelo e con Raffaello cambia radicalmente la percezione sociale dell’artista. Fino a tutto il Quattrocento gli artisti non sono considerati distinti dagli artigiani. Chi va a bottega da un maestro impara semplicemente una tecnica, un mestiere, niente di più.
Con Michelangelo le cose cambiano. Basti pensare che mentre la normalità era che gli allievi pagassero il maestro da cui andavano a bottega, a Michelangelo successe il contrario: fu il Ghirlandaio a pagarlo per andare “a scuola” da lui. Evidentemente il maestro aveva buon occhio per il talento.
Omosessuale represso e profondamente religioso. Michelangelo visse sempre in maniera tormentosa la propria omosessualità, una situazione psicologica che certo non migliorò dopo l’ascolto delle prediche del Savonarola.
Un blocco di marmo da buttare. Due artisti del Quattrocento, Bernardo Rossellino e Agostino di Duccio, avevano preso un meraviglioso blocco di marmo che stava nel cantiere del Duomo di Firenze e, non essendo esattamente dei geni, lo rovinarono, facendo un buco così grande nella sua parte inferiore da renderlo inutilizzabile.
Così conciato, questo enorme blocco rimase abbandonato per una settantina d’anni, finché Michelangelo non lo adocchiò e ottenne di poterlo adoperare.
Siccome lui non era un Bernardo o un Agostino qualunque, ne cavò il David, e scusate se è poco.