Mascherine contro il coronavirus, impatto ambientale devastante
La ricerca delle mascherine e dei guanti da un mese a questa parte è diventata spasmodica. L’esigenza di indossare queste misure preventive aumenta ogni giorno che passa, fomentata dalle necessità quotidiane e non. Guanti e mascherine per portare il cane fuori, per andare a fare la spesa, per andare in farmacia, insomma per ogni spostamento che la situazione rende necessario.
Ecologicamente parlando, sebbene la situazione generale dell’aria sia innegabilmente migliorata, si va verso un altro problema che lentamente assume contorni rilevanti. Riguarda lo smaltimento di guanti e mascherine.
Misure anti Coronavirus: l’impatto ambientale
Una volta utilizzati, guanti e mascherine diventano spazzatura. Non tutti hanno il senso civico di gettarli in spazi appositi. Gran parte della gente finisce per gettare dove capita. Sui social imperversano lamentele e immagini di guanti gettati in terra fuori dai supermercati. Anche i guanti generalmente usati nei reparti ortofrutticoli. Tutta questa nuova spazzatura inevitabilmente ce la ritroviamo nel mare.
Un Team di OceansAsia sta conducendo dei progetti di ricerca a Soko, gruppo di isole situato al largo della costa sud occidentale dell’Isola di Lantau a Hong Kong. L’oggetto della ricerca è l’inquinamento da plastica. Quantificano quella che si deposita sulle spiagge. Con il Coronavirus oltre ai “soliti” rifiuti, si aggiungono le mascherine. Gary Stokes, fondatore di OceansAsia, dichiara: “Abbiamo trovato 70 maschere scartate a 100 metri dalla spiaggia e altre 30 maschere quando siamo tornati una settimana dopo”. E aggiunge: “Le maschere non erano così vecchie, alcune sembravano quasi nuove di zecca, il che significa che non erano in acqua da molto tempo”.
Mascherine contro il coronavirus: i rischi dell’errato smaltimento
Il direttore della ricerca di OceansAsia ci ricorda che questo tipo di spazzatura finisce negli intestini degli animali acquatici spesso e volentieri uccidendoli. Ma il problema non è solo questo. Ecco cosa dice Teale Phelps Bondaroff:
“La maggior parte di queste maschere contiene o sono realizzate in polipropilene, che non si rompe rapidamente. L’inquinamento marino della plastica è un problema serio. Si stima che ogni anno oltre otto milioni di tonnellate di plastica entrino nei nostri oceani. Questa plastica non scompare ma si scompone piuttosto lentamente in micro-plastica, che entra nelle catene alimentari, con effetti devastanti”.
Questo che abbiamo descritto è solo uno degli aspetti critici della situazione attuale. Uno spiraglio sul futuro. La speranza è nella gente, perché adesso non circoscriva il proprio altruismo entro le mura delle loro vite ma lo apra anche verso il pianeta che ci ospita.