La carta stagnola, alluminio o carta argentata è uno degli elementi che quasi mai manca nelle cucine.
E’ certamente un prodotto ad uso alimentare e già questa dicitura non fa affatto sospettare che potrebbe essere nocivo. Ma avete mai letto le avvertenze sulla parte posteriore della scatola?
Il pericolo maggiore si verifica quando la carta stagnola viene utilizzata a contatto con l’alimento al quale trasferirebbe le tossine e le particelle di metallo contenute nel materiale che la compone. Teniamo presente che è un veleno protoplasmatico ed una neurotossina perniciosa e persistente, il cui effetto si manifesta nel lungo periodo. Le patologie che possono insorgere comprendono la fibrosi polmonare e l’Alzheimer; in generale si tratta di problemi respiratori, diminuzione dei livelli di calcio nell’organismo e tossicità per il sistema nervoso centrale. Può essere nefrotossico ed intaccare anche il sistema riproduttivo maschile nonché essere causa di rischi intrauterini per lo sviluppo del feto. I soggetti allergici non sono esenti dai rischi di tossicità giacché possono avere problemi gastrointestinali e dermatiti.
L’Alluminio è davvero così pericoloso?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è pronunciata sulla tollerabilità dell’Alluminio. Una dose settimanale di 2 milligrammi per ogni chilo di peso è innocua quindi equivarrebbe a 150 milligrammi per 75 chili di peso, 40 milligrammi per 20 chili. Fondamentalmente quello che lo rende un problema è la sovraesposizione quotidiana. L’alluminio è presente ovunque in quantità minime: negli involucri dei prodotti da forno, nel tetrapak dei succhi di frutta e del latte; nelle lattine delle bevande in generale, nelle pentole, caffettiere e via discorrendo. In questo modo superare la soglia di tollerabilità è più facile di quanto si pensi.
Alluminio: ecco cosa dice il Ministero della Salute?
Il CNSA (Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare) così si pronuncia (poi pubblicato sul sito del Ministero della Salute): nei soggetti sani “il rischio tossicologico dell’alluminio è limitato per via dello scarso assorbimento e della rapida escrezione”. Vien da sé che i soggetti più esposti al rischio sono coloro che hanno una capacità escretoria renale diminuita, dunque “anziani, bambini sotto i 3 anni, soggetti con malattie renali e donne in gravidanza”.
I cibi candidati al primo posto per il rischio migrazione sono quelli acidi e salati, dunque il limone, il pomodoro e quelli conditi e messi a contatto con l’alluminio. Pensate dunque ai classici panini che incartiamo per i nostri figli: sono umidi e non vanno tenuti incartati per ore.
Il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri dice sull’argomento: “Bisogna informare la popolazione e quindi sul sito del ministero saranno presenti indicazioni su come e quando usare questo metallo in cucina. Per esempio, non tenere incartato per ore nei fogli di alluminio il panino del vostro bambino”. Poi si rivolge alle aziende che producono la carta d’alluminio: “Serve l’aiuto di tutti perché un utilizzo sbagliato può nuocere alla salute. Inoltre, il ministero ha scritto alla Commissione europea per portare questa problematica nelle riunioni sulla sicurezza alimentare“.
Forse sarebbe il caso di pensare ad un’alternativa per proteggere il cibo dei nostri figli.
Articolo revisionato dalla Biologa Nutrizionista Maria Di Bianco