Salvador Dalì e Philippe Halsman: la fotografia “atomica”

Tanto per dare un’idea del tipo, in età matura lo chiamarono “Avida Dollars”, usando il suo stesso nome per un perfido anagramma. Lui è Salvador Dalì, forse il più geniale portabandiera della pittura e dell’arte surrealista in genere.

Forse non tutti conoscono però il suo lato fotografico, altrettanto geniale, ironico, irridente e irriverente.

Salvador Dalì fa conoscenza col fotografo Philippe Halsman nel 1941 e da questo annusarsi a vicenda nasce l’incontro fortunato tra la fotografia e il surrealismo.

Uno dei frutti più divertenti del lavoro comune della coppia è sicuramente Dalì atomicus del 1948. Il titolo della foto è un chiaro riferimento a una tela del maestro catalano, che emerge a destra della foto: Leda atomica.

La foto come detto è indubbiamente divertente, vista con gli occhi di oggi. In questi anni Duemila ci siamo purtroppo abituati all’idea di vivere in un mondo in cui l’uso della bomba atomica non è più un tabù assoluto, anche perché ormai ce l’hanno in cinque o sei, non più solo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, ma anche di sicuro la Francia, Israele, l’India e il Pakistan, e chissà chi altro.

Salvador Dalì e Philippe Halsman: la fotografia “atomica”

Nel 1948, l’anno della foto, le cose erano diverse. Era ancora fortissimo l’impatto delle due bombe fatte scoppiare dagli americani su Hiroshima e Nagasaki. La foto è centrata sul concetto di sospensione degli oggetti, che dovrebbe rappresentare la reciproca repulsione tra elettroni e protoni in un’esplosione atomica. Si tratta di una ricerca artistica che mette insieme gli interessi scientifici col classicismo e lo spiritualismo.

Si diceva che la foto è comunque piuttosto divertente: gatti che volano, secchiate d’acqua bloccate a mezz’aria, sedie che volano anche loro. Divertente, ma anche parecchio complicata da realizzare, considerato che all’epoca photoshop era ancora molto, ma molto, di là da venire.

Philippe Halsman impiegò una reflex biottica con negativi su lastre 4×5. Per ottenere il risultato che vedete, ci vollero sei ore di lavoro e più di venti tentativi, con tanto di aiutanti addetti al lancio dei mici e dell’acqua. Il cavalletto di Dalì e il quadro della Leda atomica sembrano sospesi grazie a delle corde trasparenti, un trucco che si usa ancora oggi nel cinema, soprattutto quello dei supereroi.

L’unico intervento in fase di post produzione fu la modifica del taglio fotografico: Halsman fu infatti costretto a eliminare dall’inquadratura la mano di sua moglie che sorreggeva una gamba della sedia.

Pare che già allora ci siano stati dei problemi con gli animalisti: Halsman li tranquillizzò spiegando che i gatti erano gli unici che si erano divertiti davvero durante la realizzazione della foto…

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!