Con questo articolo vogliamo tributare un omaggio al pittore campano Salvatore Emblema, spentosi nel 2006. Ormai tredici anni fa.
Nato nel 1929 a Terzigno, in provincia di Napoli, Emblema potè, grazie a una borsa di studio, frequentare l’Istituto d’Arte Corallo di Torre del Greco. Apprezzato dai docenti, studiò poi all’Istituto Statale d’Arte di Napoli, senza tuttavia terminare.
Iniziò a dedicarsi alla pittura da giovanissimo, nel 1948. Ebbe una particolare attenzione per la natura, coi prodotti della quale produceva addirittura i colori. In particolare cercava materiali come pietre e minerali sulle falde del Vesuvio, per creare variazioni cromatiche.
Il suo amico poeta e scrittore Ugo Moretti, nel 1954 lo presentò a Mons. Vincenzo Francia, che all’epoca era a capo dei Musei Vaticani. L’altro prelato mostrerà le opere di Emblema a Papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, e successivamente il Pontefice commissionerà al pittore campano un ritratto, poi acquisito dagli stessi Musei Vaticani.
Emblema continuò la propria attività a Roma, esponendo, sempre nel 1954, l’opera “Capuzzella” nella Galleria “La Vetrina” di Chiurazzi. Il dipinto, che rappresentava una testa incoronata con foglie secche e realizzato con una tecnica pittorica particolare, entusiasmò nientemeno che il miliardario Rockefeller, che in quei giorni si trovava nella Città Eterna. Salvatore Emblema realizzò proprio lì la sua prima personale nel 1956. La mostra si tenne all’interno della Galleria San Marco.
Emblema collaborò anche con il mondo del cinema e della moda, Due nomi fra tutti, Federico Fellini e lo stilista napoletano Emilio Schuberth,
Successivamente il pittore si trasferì a New York. Qui venne ricevuto da Rockefeller e conobbe i grandi espressionisti astratti statunitensi Mark Rothko e Jackson Pollock. Con sua grande sorpresa, Emblema scoprì che il primo era stato molto influenzato da Pompei. L’artista ne aveva conosciuto gli affreschi al New York Metropolitan Museum.
Successivamente Emblema incontrerà nella Grande Mela anche il critico d’arte di origine armena Giulio Carlo Argan. I due saranno legati da un rapporto di stima e collaborazione.
Nel 1958, Emblema tornerà in Italia. Aveva poche sostanze, per dipingere iniziò ad usare una tela di sacco e costruì da sè i telai che gli servivano.
Cominciò a dipingere sulla iuta con un particolare procedimento chiamato “detessitura” (togliendo alcuni fili dalla tela, facendo passare la luce attraverso “squarci”). Fu in questo modo, che le sue opere cominciarono ad imporsi.
Nel 1969, Argan propose ad Emblema di insegnare all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Tuttavia il pittore rifiutò, non ambendo ricoprire cariche pubbliche. Per il medesimo motivo declinò l’offerta per la stessa cattedra all’Università di Catanzaro. Preferì tornarsene nella sua Terzigno, dove continuò a dipingere.
Suoi lavori saranno esposti alla Galleria degli Uffizi a Firenze (per decisione di Argan), a Roma, a Milano, a Torino, al Palazzo Reale di Napoli, a Palermo, a Cesena e alla Biennale di Venezia (1982). Questo per fare solo alcuni esempi.
Cinque tele di Salvatore Emblema, saranno acquisite, sempre nell’82, dal curatore del Metropolitan Museum di New York, l’italiano Filippo Montebello. Nello stesso anno acquisì ed espose le sue opere il Museum Boymans Van Beuningen di Rotterdam.