In alcune zone della Turchia quando qualcuno passa a miglior vita c’è l’usanza di appendere le sue scarpe fuori dall’uscio, sul muro di casa.
L’artista Vahit Tuna ha preso questa tradizione popolare e l’ha elaborata per farne una installazione dal significato molto “politico”. Ogni paio di scarpe che ha appeso sul muro della sua opera rappresenta infatti una delle 440 donne uccise dal marito in Turchia nell’ultimo anno.
La scelta di appenderle al muro all’aperto piuttosto che dentro a un museo è naturalmente un tentativo di agganciare l’attenzione del pubblico normale, oltre che quella degli appassionati d’arte.
L’installazione si può dire che sia la plastica rappresentazione di una tragedia che si svolge in un Paese, la Turchia, che sotto il presidente Erdogan sta sempre più regredendo dal punto di vista politico e culturale.
Non che le violenze contro le donne non ci siano anche da altre parti, tutt’altro, ma probabilmente in Turchia c’è un di più di maschilismo tradizionale sanzionato dalla religione che rende tutto molto più pesante e complicato.
Le scarpe si possono ammirare su due muri che sono parte di una piattaforma non profit che si chiama Yanköşe e che ha sede del quartiere di Istabul Kabataş.
L’associazione non profit nel suo sito Internet spiega che “il muro è uno spazio a disposizione di artisti che producono arte contemporanea insolita e sperimentale”.
Le scarpe rimarranno appese al muro per sei mesi. Si tratta di scarpe nere coi tacchi alti: una scelta non casuale, ma piuttosto un segno di indipendenza e di sfida.
A nome di tutte quelle donne turche che vogliono semplicemente avere le stesse possibilità che alle donne sono garantite in altri Paesi: lavorare, studiare, divorziare, mettere fine al rapporto col proprio uomo se non sono felici.
Tutte cose che nella Turchia di oggi purtroppo sono tutt’altro che scontate.