Chi ha detto che una mamma casalinga ha più tempo libero e fatica meno di una mamma che lavori fuori casa? Viviamo in una società in cui i pregiudizi sono all’ordine del giorno e la madre che non lavora viene quasi vista con sospetto. Tralasciando i motivi per cui questa donna non abbia un impiego (difficoltà di reinserimento o persino licenziamento a “causa” della maternità), vediamo di fare un po’ il punto della situazione e capire le differenze tra colei che esce presto la mattina e colei che si occupa della casa h 24.
La mamma che lavora esce di casa la mattina e torna a casa all’ora di pranzo o addirittura la sera. Anche se i bambini si trovano al nido o all’asilo, dovrà occuparsi di sistemare la casa e cucinare e, ovviamente, specie se non ha altri aiuti, non è comunque facile. La mamma che, invece, si trova a casa, ha il vantaggio di stare con il proprio bambino tutto il giorno ma questo non significa che lavori di meno. Una casa in cui si vive di più necessità di maggiore cura e quando si sta dietro a un piccolo che, magari, sta imparando a gattonare o persino a camminare, spesso non si riesce a portare a termine neanche il carico di una lavastoviglie.
Che i figli vadano o meno al nido, una donna casalinga sente la pressione di doversi necessariamente occupare delle faccende principali, visto che non deve uscire. Ma con una creatura che necessita di continue attenzioni (e magari è troppo grande per poter essere messa in fascia o non vuole stare nella culla), spesso anche mangiare un boccone diventa arduo. Non ci sono pause pranzo, né pause caffè su cui contare e spesso, nonostante l’amore che si nutre naturalmente per il proprio bambino, la convivenza diventa difficile.
Non parliamo, poi, di quelle mamme che cercano comunque di lavorare da casa, spesso con scarsi risultati e che vengono comunque accusate di fare poco e nulla. Frasi come: “Non hai niente da fare, come mai la casa è così in disordine?”, sono quanto di più sbagliato e umiliante possa sentirsi dire una donna casalinga. Le notti insonni, i giocattoli da riporre in continuazione, la polvere da eliminare perché il bambino non la respiri e la passeggiata all’aria aperta che è necessario fargli fare, sono incombenze spesso più importanti che stare davanti a un computer.
In questa società dove si condannano le mamme casalinghe ma non si dà loro alcuna alternativa, lamentando però il calo delle nascite, sarebbe forse il caso di rivedere le priorità: occupazioni adeguate (anche in telelavoro) per le madri fino almeno i 3 anni di età, orari ridotti, maternità più lunga e aiuti economici. Ma, soprattutto, nessuna discriminazione, specie dai parenti più stretti (mariti inclusi): la mamma casalinga, molto spesso, fatica più di quella che lavori fuori casa.